Carissimi, il Signore sia la nostra forza!
È l’augurio che vi rivolgo in questo tempo di pandemia che, con tanta preoccupazione, tanto dolore, tante morti, ci ha condizionato così profondamente e tanto di più continuerà a condizionare la ripresa economica e civile nel futuro che ci attende. La globalizzazione e le proporzioni di questo fenomeno, ci stanno facendo vivere un trauma che ricorderemo e ricorderanno per il tempo che verrà.
Sicuramente è quanto mai urgente e necessario fare una riflessione pastorale e sistematica su quanto di nuovo o di diverso questo periodo ci sta suggerendo, attraverso un discernimento attento, lungo e sapienziale. In questo momento mi limiterei a sottolinearne l’impostazione: ogni vero cambiamento non è fuori di noi ma è prima di tutto dentro di noi, perché all’esterno cambierà poi di conseguenza. Su che cosa puntiamo? Il Signore torna a ripeterci: “Questo è il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” e ci ripete in ogni tempesta della vita, anche di fronte a quella di questo minuscolo virus, “Non abbaiate paura, uomini di poca fede, Sono Io, sono con Voi”. Per questa pandemia non dobbiamo chiedere solo che il Signore cambi la situazione all’esterno, ma che cambi noi, il nostro cuore, la nostra mente, che ci converta al suo amore. Se ogni realtà non ci porta ad essere uniti, in comunione, una cosa sola, un solo corpo, condizione indispensabile per amare di più, meglio, più gratuitamente, più generosamente gli altri, avremmo perso solo tempo, e gli altri non potranno capire cosa significa essere cristiani, non potranno capire qual è lo specifico dei discepoli di Cristo. Non vedranno nei fatti e nella verità che il nostro unico distintivo è l’amore, ma come quello suo.
L’altro aspetto che dovremmo curare è di non sentirci del tutto dipendenti da quello che accade fuori di noi, ma di vivere sino in fondo e sempre la libertà e nella libertà. il Signore ci ha liberati da ogni paura e turbamento, è venuto a liberarci pure dalla paura della morte per non vivere tutta la nostra vita sotto questa schiavitù. Egli, con la sua estrema debolezza, che ci ha manifestato pienamente sopra la croce, è il più forte di tutto e di tutti e ci garantisce che nessuno e nessuna cosa possono mai strapparci dalle sue mani. È tempo di vivere di questa certezza e non delle nostre innumerevoli e sempre nuove paure! Non lasciamoci di nuovo imporre, neppure per questo virus, il giogo e la schiavitù della paura.
In questo contesto, mi rivolgo a voi solo con un promemoria che mi avete chiesto dopo l’incontro di ieri, per la ripresa delle celebrazioni con il popolo che inizierà a partire dal 18 maggio c.a. È un momento tanto atteso, che finalmente è arrivato come auspicio di ritorno alla normalità. Ma non è per dimenticare quello che abbiamo vissuto, quanto per trarne il massimo beneficio in termini di verità, di libertà, di gratuità, di comunione, di unione. In termine di gratitudine, perché nulla possiamo dare più per scontato, in quanto abbiamo sperimentato, ancora una volta se ce n’era bisogno, che veramente tutto è dono, a partire dalla nostra vita, dalla salute e da ogni cosa. Tutto proprio tutto! C’è uno stile di rispetto ed attenzione che, anche in questa fase, ci deve guidare e caratterizzare.
Siccome, purtroppo, ancora non siamo fuori dal pericolo dei contagi, siamo tutti invitati a fare, sino in fondo, la nostra parte, per proteggerci e per proteggere gli altri, specialmente coloro che per le condizioni di salute, per l’età o per qualsiasi altra ragione, rischiano di non farcela se dovessero contagiarsi. Come cittadini, e a maggiore ragione come credenti, dobbiamo dare esempio di maturità e di responsabilità. A tale proposito voglio richiamare, sottolineare ed indicare quanto, dal confronto di ieri, abbiamo visto ci sarà utile perché questa fase si svolga ordinatamente e senza correre inutili rischi.
- Invito tutti a conoscere e far conoscere il contenuto del “Protocollo circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo” preparato dalla CEI ed approvato dal Comitato Tecnico-Scientifico che entrerà in vigore il 18 maggio 2020. Il parroco, quale legale rappresentate dell’ente, ha la responsabilità di predisporre, vigilare ed eseguire quanto è contenuto nel Protocollo.
- Nel Protocollo si fa menzione delle cose che si possono fare a partire dal 18 maggio 2020, mentre restano in vigore le norme precedenti per quello che resta escluso. Pertanto, fino a nuove disposizioni, sono vietate tutte le manifestazioni pubbliche civili e religiose, quindi, per quel che ci riguarda: non si possono fare le feste religiose esterne ed è fatto divieto di celebrare il sacramento della Confermazione; per le ragioni pastorali che abbiamo considerato rimandiamo al prossimo anno la celebrazione della prima comunione.
- Come concordato celebreremo la Messa Crismale in cattedrale giovedì 28 maggio 2020 alle ore 10 con la partecipazione dei presbiteri e di due rappresentati per parrocchia che il parroco dovrà in anticipo segnalare al Parroco della Cattedrale per avere certezza dei numeri. Come proposto, nella libertà più grande di ciascuno, in quella occasione, noi presbiteri daremo il nostro personale obolo per la quaresima di carità, che poi destineremo a qualche opera che in questa emergenza creata dalla pandemia riteniamo più urgente. Questo, come abbia detto, perché la carità che facciamo nelle nostre comunità profumi anche della nostra generosità. Come criterio indicativo, che abbiamo richiamato, potremmo fare riferimento alla classica decima per questi mesi di marzo, aprile e maggio. Ciascuno faccia secondo quanto il suo cuore gli ispira e di buon animo, ricordandoci che la nostra ricompensa è il Signore, ed Egli ama chi dona con gioia.
- Per la festa del Corpus Domini, se non interverranno cambiamenti, si farà una giornata di adorazione nelle singole parrocchie.
- Ci si attenga ad esporre all’ingresso della chiesa, ben visibile e chiaro,il manifesto contenente tutte le informazioni necessarie che sono indicate nel Protocollo.
- Dovendo esporre all’ingresso della chiesa il numero delle persone che possono entrare, in ogni caso non superiore a 200 persone, si consiglia di predisporre dei segnaposti plastificati, in modo da facilitare la disposizione delle persone e la igienizzazione. Se lo si riterrà opportuno, si tenga conto anche di disporre alcuni posti, mantenendo sempre la distanza di m. 1, destinati ad accogliere un genitore con un figlio piccolo.
- Per la richiesta igienizzazione dei luoghi e degli oggetti, ed eventuale sanificazione quando è richiesta, ci si attenga alle disposizioni e si abbia cura, consultando all’occorrenza gli uffici di curia, di utilizzare i prodotti adatti per non danneggiare il patrimonio artistico presente nelle nostre chiese.
- Sarà necessario avere un gruppo di collaboratori in tutte le celebrazioni, con guanti monouso e segno di riconoscimento, per rendere più agevole l’ingresso, la disposizione e l’uscita dei fedeli. Per velocizzare le operazioni ed evitare contatti tra le persone, si consiglia che siano i collaboratori ad indicare dove sedersi ordinatamente a partire dai primi posti all’ingresso e anche per regolare l’uscita partendo dalla fine. Dove è possibile si utilizzino ingressi distinti per entrare e per uscire, invitando le persone a non sostare davanti la chiesa e a mantenere sempre le distanze di sicurezza.
- Accanto alla disponibilità di liquidi igienizzanti da predisporre all’ingresso della chiesa, si può chiedere alle persone di utilizzare i dispositivi igienizzanti personali per accelerare e velocizzare l’ingresso in chiesa. Se lo si ritiene opportuno si può anche pensare a dei tappetini con liquidi adeguati da predisporre all’ingresso su cui passare per igienizzare le scarpe.
- Tra i momenti da attenzionare, accanto a quelli indicati nel Protocollo, bisogna invitare le persone a non segnarsi sulla bocca o sulla mascherina all’inizio della lettura del Vangelo. Si può indicare di sostituire con il segno della croce consueto il triplice gesto sulla fronte, sulle labbra e sul petto. La stessa cosa vale per il ministro che legge il Vangelo, alla fine, invece di baciarlo, faccia un inchino.
- È indispensabile che il sacerdote celebrante, insieme a coloro che lo aiuteranno a distribuire la comunione, segua fedelmente l’igienizzazione delle mani dopo essersi comunicato, indossando guanti monouso e mascherina. Si eviti l’uso di pinzette o altri dispositivi. Per evitare possibili contatti, i fedeli che vogliono ricevere la comunione restino in piedi al proprio posto e sarà il sacerdote a spostarsi. Se il sacerdote e il fedele che riceve la comunione stenderanno entrambi le braccia si riesce a dare la comunione mantenendo la distanza di sicurezza.
- Un’attenzione particolare bisognerà riservare all’uso e alla igienizzazione dei servizi igienici delle chiese o dei locali parrocchiali, predisponendo, tra le possibili soluzioni, nello stesso servizio il materiale con il quale ognuno possa igienizzarlo prima dell’uso.
- Per quanto riguarda i ministri straordinari dell’eucarestia agli ammalati. In prima istanza inviterei i parroci a rendersi presenti con una loro visita che non è stata possibile effettuare prima della Pasqua per il sacramento della riconciliazione e per la comunione. I parroci, alle persone che lo richiedono, possono inviare i ministri straordinari dell’eucarestia, illustrando le misure che devono adottare, mascherina, guanti monouso, distanziamento, igienizzazione prima e dopo. Per maggiore sicurezza, in ogni caso, nella stessa mattina o nello stesso pomeriggio si rechino da un solo ammalato. In via del tutto eccezionale considerate la possibilità, dopo attento discernimento delle persone e delle circostanze, che sia qualche familiare a portare la comunione.
Un invito, da ultimo, voglio rivolgerlo a me e a voi, affinché questo digiuno eucaristico a cui siamo stati costretti ci converta, ci aiuti a riscoprire la nostra autenticità e a vivere con fede i misteri che con gioia ritorniamo a celebrare.
Augurandovi ogni bene invoco su di voi la benedizione del Signore.
Caltagirone, 17-05-2020
Con affetto
+ Calogero peri
Vescovo