LA BASILICA CHIESA MATRICE DI SANTA MARGHERITA si colloca nella parte sud occidentale della città di Licodia Eubea, ai piedi del castello medievale della famiglia Santapau, costruita per volere testamentario di don Martino La Russa, canonico del Capitolo Cattedrale di Siracusa, eseguito il 22 dicembre 1583 e custodito nell’archivio parrocchiale, in cui il sacerdote dispone che il suo corpo venga seppellito nella nuova chiesa e nomina erede universale del suo patrimonio la nuova chiesa di S. Margherita.
La prima sede parrocchiale di Licodia fu quella di S. Antonio abate, prope castellum, dove fu sepolto il primo marchese di Licodia, Ambrogio SantaPau e il canonico don Martino La Russa.
La nuova Chiesa di S. Margherita al 19 ottobre 1605 ancora non è esistente e lo si evince da una lettera del Vicario generale della diocesi di Siracusa, don Pasquale Formica, indirizzata al Vescovo, che si dà seguito alla supplica dei Giurati della Terra di Licodia di istituire una nuova parrocchia, menzionando la Chiesa dello Spirito Santo.
Trascorre la prima decade del 1600 e secondo quanto riportato dall’Abate catanese Vito Amico nella sua opera “Lexicon topographicum Siculum” edita a Palermo tra 1757 e 1760:
«nel 1621, annuendo il vescovo di Siracusa (Paolo Faraone), il tempio di S. Margherita V., Patrona singolare degli abitanti, costruito in mezzo alla piazza magnificamente, meritò l’onore di Maggiore».
Dall’archivio storico parrocchiale “Prof. Sebastiano Sciorto” si trova nel registro di battesimo, l’atto di erezione della Parrocchia Matrice S. Margherita il 16 luglio 1625:
«Il notaio Giuseppe Taschetta di Licodia registra con atto formale il trasferimento dello statuto di chiesa madre da S. Antonio a S. Margherita, ad istanza dei giurati della terra, col consenso del parroco don Francesco Interlandi e del vescovo di Siracusa Paolo Faraone, degente in Licodia, in corso di sacra visita».
La Chiesa venne danneggiata dal terremoto del 1693, che colpì la Val di Noto, crollò la copertura e parte della Chiesa venne ricostruita negli anni seguenti. Dopo il terremoto le reliquie della Santa Patrona, portate a Licodia da P. Innocenzo Marcinò e fra Francesco Cascio di ritorno da un viaggio a Venezia quale Ministro Generale dei Cappuccini, e lo stesso simulacro vennero trasferite nella chiesa del Crocifisso, che resistette al sisma.
Il 29 giugno 1712 il Vescovo di Siracusa consacra le tre campane, della nuova torre campanaria, alta 25 metri, citata anche nella novella “Jeli il pastore” di Giovanni Verga, dedicate a S. Margherita, a S. Barbara e a S. Giuseppe.
La Chiesa, ultimata nelle ricostruzione dalla ditta di Angelo Vacirca, venne consacrata il 18 luglio 1738, dall’Arcivescovo di Siracusa Matteo Trigona in occasione della sua seconda visita generale. D’allora la Chiesa ha il titolo di Chiesa Matrice e di Basilica Arcipresbiterale.
Il 23 maggio 1783 venne traslato dall’antica Parrocchia di S. Antonio Abate alla nuova di S. Margherita i resti mortali del canonico don Martino La Russa e tumulato nel presbiterio, dove si trova tutt’oggi.
La Chiesa presenta una impostazione planimetrica basilicale a tre navate suddivise da due filari di sei grandi pilastri, con terminazione absidale di pianta rettangolare in testa alla navata centrale; nelle vele del tamburo della cupola sono collocate quattro tele di ignoto autore raffiguranti i quattro Padri della Chiesa occidentale (Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio Magno).
Negli anni trenta del secolo scorso, mentre era arciprete parroco don Giuseppe Gandolfo, fu pavimentata la chiesa e dalla ditta Fratelli Caruso di Licodia venne realizzata l’edicola in pietra bianca di Noto dietro e sopra l’altare maggiore, già in marmi policromi. Negli ultimi restauri del 2008 la pavimentazione è realizzata in marmo.
All’interno del Presbiterio sono custodite due lapidi che ricordano la traslazione e la tumulazione delle spoglie mortali del munifico canonico don Martino La Russa.
La balaustra originale in marmo che delimitava il presbiterio venne smontata e custodita nel deposito del campanile, in seguito ad una errata interpretazione delle disposizioni del Concilio Vaticano II. L’adeguamento liturgico è stato realizzato durante il parrocato di don Vincenzo Guarino nel 1973-74.
La navata centrale è coperta da un volta a botte con unghie di raccordo alle finestre poste nel secondo registro. Gli stucchi che decorano l’intera navata sono attribuiti all’artista di Licodia Eubea Giuseppe Blanco.
Sulla navata centrale, in prossimità del portone centrale, è collocato il battistero di pietra pomicia decorata, arricchita da un affresco del Battesimo di Gesù e sormontato da un baldacchino, restaurato da Angelo Mangiavillano nel 2023, offerto da S. E. R. Mons. Michele Pennisi, già Arcivescovo di Monreale, battezzato nello stesso il 26 novembre 1946.
Nel corso del XIX e del XX secolo l’interno della Matrice è stata più volte sottoposta ad interventi di manutenzione; l’arciprete Benedetto Falcone, parroco dal 4 luglio 1883 al 27 gennaio 1898, richiese al Comune di Licodia Eubea dei fondi grazie ai quali furono realizzati la sede presidenziale lignea dorata e altri manufatti, inoltre vennero ridorati il pulpito ligneo con baldacchino di copertura a bulbo, collocato tra la quarta e la quinta arcata del lato sinistro, e la cantoria che accoglie il grande organo a canne settecentesco, che si trovava tra la quarta e la quinta arcata del lato destro ma dal 25 dicembre 1957, sotto il parrocato di don Giuseppe Gandolfo, è stato collocato sulla controfacciata e al di sopra il portale centrale, sorretta da due pilastri decorati a spese della Confraternita di S. Giovanni nel 1963 sotto il parrocato di don Sebastiano Cataldo.
Nel 1929, nei diocciotti mesi in cui fu amministratore parrocchiale il cappuccino licodiano fra Clemente Mantello, vennero realizzati importanti lavori atti a riposizionare le balaustre nelle cappelle dei Santi Patroni, a rifare gli intonaci del presbiterio e il nuovo finestrone della facciata centrale.
Alla navata centrale si affiancano le navate laterali, che presentano la medesima suddivisione in sei sezioni della navata centrale, ed in testa, una cappella per lato:
a sinistra, la cappella dedicata alla Santa Patrona S. Margherita V.M., che custodisce un elegante tela settecentesca e la reliquia della calotta cranica di S. Margherita, donata il 19 luglio 1970, dopo richiesta avanzata da don Sebastiano Cataldo all’Arcivescovo e al Capitolo Cattedrale di Catania, nel 1965. La Reliquia di Santa Margherita dal Duomo di Catania fu traslata a Licodia mentre era parroco don Vincenzo Guarino con grande giubilo di tutta la Comunità. Il reliquiario argenteo opera del contemporaneo Michele Cossyro realizzata a spese dell’Ammistrazione Comunale nel 2006.
Nelle pareti laterali della cappella, sono collocate: una grande tela del “Patrocinio di S. Margherita” di Francesco Cinnella del 2023, e le lapidi commemorative una dell’arrivo della reliquia di S. Margherita a Licodia e l’altra del patrocinio di S. Margherita.
Lo storico Rocco Pirri menziona santa Margherita quale Patrona singolare di Licodia nel 1621. Solo nel 1905, essendo ancora ufficialmente Patrono di Licodia Sant’Antonio abate, il clero locale ed in particolar modo il cappuccino fra Francesco Lo Bartolo, insieme all’Amministratore parrocchiale fra Carmelo Licciardi, chiesero e ottennero il 12 aprile 1905 dalla Sacra Congregazione dei Riti il decreto firmato da papa san Pio X con il quale Santa Margherita venne proclamata Patrona Principale di Licodia insieme a S. Antonio abate.
A destra, la cappella dedicata a Sant’Antonio Abate, in cui è collocato il simulacro imponente ed espressivo del Santo Patrono, in legno scolpito e dipinto, opera magistrale dallo scultore napoletano Giovan Battista Galone, datato 1617. Sopra la nicchia vi è un piccolo quadro in olio su tela del martirio di Santo Stefano, a cui è stata sempre dedicata la cappella. Affianco all’altare in pietra vi sono: una riproduzione di una tela, custodita nella sagrestia di S. Francesco di Paola a Caltagirone, di S. Antonio in orazione, e la statua lignea di S. Gaetano da Thiene attributo alla bottega sempre del Galone; nella stessa cappella vi è custodita la reliquia dei capelli del Beato Carlo Acutis.
Alle navate laterali si accosta simmetricamente per ogni lato un’ampia cappella: nel lato sinistro, la cappella dedicata al SS. Sacramento, arricchita da stucchi e due affreschi: “L’Ultima cena” e “La moltiplicazione dei Pani e dei pesci”. Nel lato destro, la cappella dedicata all’Addolorata che custodisce la statua lignea settecentesca, venerata dal popolo licodiano con devozione il Venerdì prima della Domenica delle Palme, restaurata da Costanzo Cucuzza nel 2021, col contributo della Confraternita dell’Addolorata e dei fedeli devoti. La nicchia è abbellita da ceramiche smaltata del prof. Luigi Gismondo del 1988, che raffigura “I Sette dolori della Vergine Maria”. Al centro della cappella, viene custodita la statua di cartapesta del Cristo morto, proveniente dal monastero delle Clarisse e Benedettine, dalle braccia mobili, portato in processione nell’urna lignea del 1847 del mastro Matteo Cultraro da Licodia, e posto in croce sul colle calvario il Venerdì Santo, Restaurata nel 2017. Nelle pareti laterali della cappella, sono collocate due tele del pittore milanese Mario Albertella della Presentazione al Tempio di Gesù (1933) e dell’ Incontro della Madre col Figlio carico della Croce (1934).
L’impostazione degli altari disposti nelle navate laterali sottolinea la simmetria generale dell’impianto planimetrico dell’edificio, sono collocati altari con evidenti affinità morfologiche generali costituiti da un basamento in pietra e da un alzata con colonne tortili libere e frontone costituito da una cornice mistilinea in cui è collocato un affresco: nella navata di sinistra, si trova l’altare della Madonna delle Anime Purganti e l’altare con la statua del “Cristo alla canna-Ecce Homo”, cartone romano di Paolo Foti del 1725. Accanto alla cappella della Patrona S. Margherita vi è l’accesso alla Sagrestia ai cui lati vi sono due lapidi con l’elenco degli Arcipreti-parroci della Matrice dal 1613 a oggi, in sommità, in un tondo la tela del Martirio di Santa Margherita di Pietro Rinaudo del 2017; nella navata di destra, si trova l’altare di San Biagio, con una tela di San Biagio, San Lorenzo e S. Onofrio del sec. XVIII; l’altare di S. Giovanni Battista, che custodisce il simulacro in telacolla settecentesca e la vara del Santo dei primi del ‘900 coperta da una tela di Mario Albertella del 1933.
Nella Chiesa tra i dipinti sono conservate le tele: di San Michele arcangelo di fattura antecedente al 1632 attribuita al pittore di Licodia Eubea Mariano Gusmano; di San Benedetto benedicente le sante Scolastica e Flavia firmata e datata: «Marianus Gusmano pingebat 1651»; inseriti in due tondi, sulle navate laterali, le tele della “Visione del Risorto di Sant’Antonio abate” e “la Gloria di Santa Margherita” di Pietro Rinaudo del 2019.
Il prospetto esterno, nella sua parte centrale spiccano lo stemma araldico della famiglia SantaPau con alcuni elementi allegorici quali capitelli, fregi, mascheroni e due medaglioni con i busti dei santi Pietro e Paolo, tipici appunto del barocco siciliano. La facciata della chiesa è costituita da una quinta scenografica a due ordini sovrapposti, di cui quello superiore crollato col terremoto del 1693.
La chiesa si affaccia sulla piazza Vittorio Emanuele, antica via dei Conventi, sopra un rilevante podio costituito dal sagrato, realizzato mediante una sottostruttura muraria a cui si accede da un ingresso posto sul lato sinistro della chiesa. La costruzione di questa struttura fu resa necessaria nel 1893 per raccordare i rilevanti dislivelli esistenti resi impraticabili dall’ulteriore abbassamento del piano antistante alla chiesa concretizzato dalla costruzione della strada Pantaleo-Chiaramonte; la soluzione con uno scalone scenografico, venne progettata dall’ingegnere di Licodia Antonino Astuto.
Info
Abitanti: 1200
Parroco: don Gaetano Fabio Randello
Contatti
Indirizzo: Piazza Vittorio Emanuele II, 20
tel./fax: 0933.801054
e-mail: parrocchiamatrice1625@gmail.com