Sono mille le curiosità che accompagnano queste ore che precedono il Conclave, ma riguardano anche la Sede Vacante e tutte le figure che, a vario titolo, hanno un ruolo nella delicatissima fase del passaggio da un Pontificato all’altro. Ecco quindi un alfabeto che può aiutarci a meglio comprendere quanto sta accadendo.
Anello del Pescatore: si chiama così perché la figura dell’impronta rappresenta San Pietro mentre pesca. È il sigillo usato dal Papa nei brevi pontifici e in altri documenti come le sentenze concistoriali. Il primo Papa a servirsene fu Clemente IV il 7 marzo 1265 in una lettera. L’anello del pescatore viene distrutto o reso inservibile (come nel caso di quello di Benedetto XVI) in una delle Congregazioni generali, cioè preparatorie, “immediatamente successive” alla prima Congregazione del Collegio cardinalizio.
Berretta Cardinalizia: berretto quadrangolare rosso porpora, privo di fiocco, che identifica la dignità cardinalizia. Il privilegio venne concesso da Pio IV nel 1564. Per il carattere sacro e spirituale dell’alto ufficio cardinalizio e nello spirito del Concilio Vaticano II è il Sommo Pontefice che impone la berretta durante il Concistoro pubblico: fino al 1969 i Capi di Stato di Italia, Francia, Spagna e Portogallo avevano il privilegio di imporla loro al neo cardinale dopo il Concistoro.
Camerlengo: è il Cardinale preposto alla Reverenda Camera Apostolica. Nominato dal Pontefice sempre fra i membri del Sacro Collegio Cardinalizio, durante la Sede Apostolica Vacante svolge funzioni di tipo logistico-operative riguardanti il governo amministrativo provvisorio della Chiesa; cura l’amministrazione dei beni e diritti temporali della Santa Sede; appone i sigilli all’Appartamenti privato del Romano Pontefice; prende possesso del Palazzo Apostolico Vaticano, del Palazzo del Laterano e del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo; non decade dalle sue funzioni per morte, o, come in questa Sede vacante, per la rinuncia del Sommo Pontefice. Attualmente il Camerlengo è il Cardinal Tarcisio Bertone, nominato nel 2007 da Papa Benedetto XVI.
Cardinale: i Cardinali nella Chiesa cattolica costituiscono un collegio a cui spetta l’elezione del Papa. Oltre a tale funzione, sono chiamati, insieme e collettivamente, a collaborare con il Vescovo di Roma nella sua funzione di Pastore della Chiesa universale.
L’abito corale dei Cardinali è simile a quello dei Vescovi, ma è di color rosso porpora (da cui il nome “Porporati”), anziché rosso-violaceo, a simboleggiare la disponibilità anche al martirio; il galero, rosso anziché verde, fa parte dello stemma, come per i Vescovi.
I Cardinali nel loro insieme formano il Collegio Cardinalizio e la loro riunione è detta Concistoro. I Cardinali residenti nella Città del Vaticano o a Roma ottengono la cittadinanza dello Stato della Città del Vaticano.
Cardinale Proto Diacono: Il primo dei Cardinali Diaconi si chiama Cardinale Protodiacono ed ha il compito di annunciare al popolo cristiano l’elezione del nuovo Papa dalla loggia della Basilica di San Pietro, con le parole Habemus papam. Dal 21 febbraio 2011 il Cardinale Protodiacono è il Cardinal Jean-Louis Tauran.
Conclave: Il termine conclave deriva dal latino, cum clave, e vuol dire “(chiuso) con la chiave”. Usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, sia la riunione vera e propria.La Universi Dominici Gregis mantiene la norma stabilita da Papa Paolo VI secondo la quale alla elezione del Romano Pontefice non partecipano i Cardinali che hanno già compiuto, il giorno in cui inizia la vacanza della Sede Apostolica, gli ottanta anni di vita.
L’unica forma in cui gli elettori possono manifestare il loro voto per l’elezione del Romano Pontefice è quello dello scrutinio segreto. Viene confermato infine il più rigoroso segreto riguardo a tutto ciò che concerne, direttamente o indirettamente, le operazioni delle elezioni. Col Motu Proprio di Benedetto XVI dell’ 11 giugno 2007) ristabilisce la norma tradizionale circa l’elezione del Papa che è valida quando si ottiene la maggioranza dei due terzi degli elettori
Gli attuali aventi diritti al voto sono 117 cardinali.
Di essi si prevede la partecipazione di 115.Il Conclave si apre con l’EXTRA OMNES: la chiusura delle porte e l’ingresso dei cardinali e lettori. Si chiude con l’accettazione dell’elezione del nuovo Papa, segnalato al mondo con la FUMATA BIANCA ottenuta bruciando le schede servite all’elezione e il SUONO DELLE CAMPANE di San Pietro.
Decano del Sacro Collegio: è il Cardinale primus inter pares del Sacro Collegio che presiede e rappresenta. Durante la Sede Apostolica Vacante, in cui il governo della Chiesa spetta al Collegio cardinalizio, svolge funzioni di coordinamento: convoca i cardinali per il Conclave, dirige gli atti per l’elezione papale, pone al neoeletto la domanda se voglia o no accettare l’elezione e quale nome assuma. Se il cardinale decano non dovesse prender parte al Conclave per aver compiuto 80 anni come previsto dalla Costituzione Apostolica di Paolo VI Ingravescentem aetatem, le sue funzioni durante le fasi elettorali nella Cappella Sistina saranno esercitate dal Sottodecano. Se anche questi non fosse in Conclave, sarebbe il primo dei cardinali secondo l’ordine di precedenza. Attualmente il Cardinale Decano è il Cardinal Angelo Sodano, eletto nel 2005 sotto Papa Benedetto XVI
Emblema Pontificio: in araldica è storicamente costituito dalle chiavi decussate sormontate dalla tiara del triregno, con le tre corone preziose che simboleggino la Chiesa, la Santa Sede e il Vaticano. Papa Benedetto XVI sostituì nel suo stemma la tiara con la Mitria episcopale con tre fasce dorate in ricordo delle tre corone del triregno.
Eminenza: titolo onorifico che spetta soltanto ai Cardinali di Santa Romana Chiesa.
Fumata: bianca o nera, esce dal comignolo che viene montato sul bordo del tetto della Cappella Sistina in occasione del Conclave. La fumata bianca è il segnale per la gioia per l’elezione del nuovo Papa, quella nera della delusione per il mancato accordo tra i cardinali. Il colore bianco nasce bruciando le schede elettorali con l’aggiunta di paglia umida e/o di sostanze chimiche, o di un fumogeno. Il fumo nero nasce con la bruciatura delle schede, degli appunti e dei documenti delle votazioni, con l’aggiunta di una sostanza colorante. A partire dal Conclave del 2005, la fumata bianca è accompagnata dal suono delle campane a festa della Basilica di San Pietro in Vaticano e le stufe sono diventate due: a quella tradizionale, dove vengono bruciate le schede della votazione, ne è stata aggiunta una seconda, contenente fumogeni artificiali per migliorare la visibilità.
Giovanni: è il nome più ricorrente nella genealogia dei Papi. A oggi sono 23 i Sommi Pontefici che hanno portato il nome dell’Apostolo evangelista. Giovanni XXIII, Papa Roncalli, sanò con la sua scelta l’interruzione causata con l’antipapa con lo stesso nome che si fece eleggere nel 1410. Passarono quindi ben 548 anni per giungere al 28 ottobre 1958, quando un nuovo Papa si sarebbe imposto di nuovo il nome giovanneo.
Giuramento: lo effettuerà a nome di tutti i cardinali in Conclave il cardinale Re, primo dell’ordine dei Vescovi, in quanto il Decano e il protodecano hanno più di 80 anni: «Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice – si legge nella Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, emanata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio del 1996 – promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell’elezione del Romano Pontefice». A seguire, in processione, ciascun cardinale reciterà la seguente formula: «Ed io (nome) Cardinale (cognome) prometto, mi obbligo e giuro; così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano».
Habemus Papam: è l’esclamazione solenne rivolta alla folla in attesa in Piazza San Pietro con la quale il cardinale protodiacono, dalla loggia della basilica di San Pietro, comunica l’avvenuta elezione del nuovo Papa. «Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum (il nome del cardinale eletto in accusativo latino), Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem (il cognome non tradotto in latino), qui sibi nomen imposuit (il nome pontificale in genitivo latino con l’eventuale progressione in numerica)». La traduzione: «Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa! L’eminentissimo e reverendissimo Signore, Signor (nome), Cardinale (cognome) di Santa Romana Chiesa, il quale si è imposto il nome di (nome scelto)».
Inizio del pontificato: il 18 febbraio 2013, a una settimana dall’annuncio della sua rinuncia, Benedetto XVI ha comunicato al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Guido Marini, alcune modifiche all’Ordo Rituum pro Ministerii Petrini initio Romae Episcopi, il documento del rituale che disciplina e «presenta le celebrazioni previste in tempi diversi e in luoghi collegati alla sede episcopale in Roma in riferimento con la cura pastorale del suo Vescovo per l’intero gregge del Signore». In particolare è stato ripristinato l’atto di obbedienza di tutti i cardinali presenti alla concelebrazione dell’Inizio del Ministero Petrino, così che il gesto che in Cappella Sistina, subito dopo l’elezione, è compiuto dai Cardinali Elettori, ha nuovamente una dimensione pubblica, aperta a tutto il Sacro Collegio, per assumere al tempo stesso un carattere di cattolicità.
Lacrime: è la Stanza delle Lacrime, che normalmente svolge funzione di sacrestia della Cappella Sistina, ad accogliere il neo eletto Papa, in un momento di raccoglimento, al quale fa seguito la vestizione con i paramenti pontifici, prima di affacciarsi dalla Loggia delle Benedizioni.
Motu Proprio: è un documento sovrano che certifica che le concessioni in esso contenute sono state fatte per iniziativa esclusiva del romano pontefice regnante. Con il Motu Proprio del 22 febbraio 2013, Normas nonnullas, Benedetto XVI ha modificato alcune regole per lo svolgimento del Conclave. Secondo il documento, il collegio dei cardinali riuniti in sede vacante potrà anticipare l’inizio del Conclave se constaterà la presenza di tutti i cardinali. Benedetto XVI ha introdotto, inoltre, modifiche anche per la maggioranza richiesta per l’elezione del Papa, per la quale saranno necessari 2/3 degli elettori presenti e votanti con l’esclusione, in caso di ballottaggio, dei voti dei due candidati. Con il Motu Proprio è stabilita, come unica pena, la scomunica per chiunque violi il segreto sull’elezione del Papa.
Nome del Papa: è una consuetudine millenaria quella della scelta da parte del Papa neo eletto di un nome liberamente scelto che lo identifichi nel Ministero Petrino. Gli viene rivolta la domanda di prammatica dal cardinale Decano o chi per lui: «Quo nomine vos vocari?», «Come vuoi essere chiamato?». Non esiste una norma precisa che imponga la scelta del nome. Dal 999, quando Silvestro II, al secolo Gerbertro dell’Alvernia, comunicò il suo nome, sino a Benedetto XVI-Joseph Ratzinger, solo due Papi non hanno effettuato al scelta, mantenendo il loro nome di battesimo: nel 1522 Adriano VI – Adriano Florensz di Utrecht, e nel 1555 Marcello II – Marcello Cervini.
Ospizio di Santa Marta: oggi Domus Sanctae Marthae in Vaticano, casa Santa Marta, è il luogo dove risiederanno, come nel 2005, i cardinali conclavisti. Fondato nel 1884 da Leone XIII, inizialmente come lazzaretto per colerosi, assunse successivamente il ruolo di pensionato per pellegrini, e quindi dopo i Patti lateranensi divenne pensionato per prelati ed officiali dei dicasteri vaticani. Dopo una profonda ristrutturazione che portò all’abbattimento del vecchio edificio, oggi Santa Marta è un moderno residence normalmente usato dalla Curia Romana, dai cardinali e vescovi di passaggio per Sinodi o Concistori, e come in questo caso, per dare una comoda accoglienza agli elettori in Conclave. Ospiterà il nuovo Sommo Pontefice in attesa che vengano realizzati i lavori di adeguamento dell’Appartamento papale nel palazzo Apostolico, secondo le necessità espresse.
Papa: dal greco papas o pappas, vuol dire padre. Titolo oggi riservato nella Chiesa Cattolica Romana solo al Sommo Pontefice, in quanto padre di tutti i credenti, nella Chiesa dei primordi era un termine riferito a tutti i vescovi indistintamente. Ma già a partire dal IV secolo si affermò come appellativo titolare del Vescovo di Roma.
Quorum: al n. 62 dell’Universi Dominici Gregis, Giovanni Paolo II ha abolito i modi di elezione per acclamazione e per compromesso, lasciando dunque la sola modalità a scrutinio segreto. Pee l’elezione canonicamente valida del Papa, servono «almeno due terzi dei suffragi, computati sulla base degli elettori presenti e votanti», si legge nel Motu Proprio Normas nonnullas di Benedetto XVI.
Rinuncia: il Codice di diritto canonico prevede esplicitamente che un Papa rinunci al suo mandato. Il comma 2 del canone 332 recita, infatti, così: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti».
Sede Vacante: L’espressione Sede vacante indica la condizione di una diocesi qualsiasi priva temporaneamente del suo Vescovo, che sia morto, abbia rinunciato, o altro; l’intervallo fra l’inizio della mancanza del Vescovo e la nomina del suo successore è un periodo di sede vacante.
In particolare l’espressione si usa per il periodo che intercorre tra la morte o la rinuncia di un Romano Pontefice e l’elezione del suo successore
Sede di Pietro Vacante: Il periodo di Sede Apostolica vacante è occupato in modo prevalente dalla preparazione, svolgimento e conclusione del Conclave durante il quale è eletto il nuovo papa.
Il Codice di Diritto Canonico prescrive al riguardo:
« Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze. »
(Codice di Diritto Canonico, can. 335)
Oggi la legge speciale che regola la circostanza è la Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (22 febbraio 1996); essa tenendo conto della mutata situazione della Chiesa e della revisione generale della legge canonica attuata a seguito del Concilio Vaticano II, stabilisce le nuove norme circa la vacanza della Sede Apostolica e l’elezione del Romano Pontefice.Tali norme sono state integrate o modificate da due Motu Proprio di Benedetto XVI.
Il primo (11 giugno 2007) ristabilisce la norma tradizionale circa l’elezione del Papa che è valida quando si ottiene la maggioranza dei due terzi degli elettoriIl secondo (22 febbraio 2013) stabilisce alcune modifiche circa lo svolgimento e le attuazioni delle disposizioni della Universi Dominici Gregis.
Servus Servorum Dei: si deve a San Gregorio I “Magno” il fatto di aver reso questa espressione uno dei titoli pontifici: indica una condizione di profonda umiltà nel ministero petrino. Questo appellativo venne usato dal Santo Papa come risposta all’uso pomposo del termine “patriarca ecumenico” che veniva fatto dal patriarca Giovanni di Costantinopoli.
Titoli Pontifici: detto Servus Servorum Dei, gli altri titoli del Papa sono: Vescovo di Roma; Vicario di Gesù Cristo; Successore del Principe degli Apostoli; Sommo Pontefice della Chiesa Universale; Primate d’Italia; Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana; Sovrano dello Stato della Città del Vaticano.
Universi Dominici Gregis: è la Costituzione Apostolica promulgata il 22 febbraio 1996 “Festa della Cattedra di San Pietro”, con la quale il Beato Giovanni Paolo II rivedeva e aggiornava le norme regolanti la Sede Apostolica Vacante e l’elezione del successore di Pietro. Consta di due parti analizzate nel dettaglio di tutti i passaggi. Benedetto XVI non ha promulgato una sua Costituzione Apostolica, ma l’11 giugno 2007 e lo scorso 18 febbraio, attraverso due “Motu Proprio” ha precisato e variato alcuni aspetti delle norme woytjliane.
Vaticano: il colle Vaticano di Roma deve il suo nome, per alcune fonti, dal nome di un’antica divinità romana, Vaticanus; un’altra ipotesi è che derivi dal verbo latino vaticinor, “predire”, perché storicamente si tramanda la presenza nella zona di diversi luoghi abitati da oracoli e vati. Questa ipotesi deriva probabilmente dalla forte presenza etrusca nella zona. Zona acquitrinosa e insalubre, vide nei secoli susseguirsi prima uno sbancamento e la bonifica per la creazione di un maestoso circo ad opera di Caligola e Nerone, dove si tramanda, secondo gli Annales di Tacito, il martirio di un gran numero di cristiani per crocifissione, tra i quali poteva esserci anche San Pietro; quindi abbandonato il circo neroniano, iniziò a diventare luogo di sepolture sparse, e poi una grande necropoli mista, pagana e successivamente cristiana, anche con sepolcri sontuosi. Intorno alla basilica Costantiniana, iniziata verso il 319 e terminata circa trent’anni dopo, si vennero a edificare i primi insediamenti che con la sovrapposizione nei secoli delle costruzioni, dei palazzi, delle chiese, degli orti, diedero origine al Vaticano così come lo conosciamo.